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Healthcare: un settore di profitto legato alle necessità dell’uomo
FIDArating:
Politica d’investimento
Uno dei prossimi obiettivi che l’umanità si è prefissata è quello dell’allungamento della vita visto in una doppia chiave di lettura: l’abbattimento delle malattie che ancora non sono curabili e il prolungamento effettivo della vita media. I risultati di medici e scienziati hanno portato nell’ultimo secolo a rivoluzioni epocali sulle prospettive di vita umane, oggi alcuni di loro professano in via quasi fantascientifica di poter, fra non molto, permettere ad alcuni facoltosi uomini di vivere per più secoli. Ignari se ciò accadrà, quello che è certo è che ogni giorno il settore healthcare fa progressi permettendo anche agli investitori di accumulare ingenti profitti.
Il settore farmaceutico e sanitario negli ultimi 6 mesi ha sovraperformato l’indice azionario globale mettendo in luce la ripresa di una categoria che nel lungo termine ha regalato e per quanto detto in precedenza probabilmente regalerà generosi ritorni sul capitale. Analizzando la categoria FIDA Azionari Settoriali – Farmaceutico e Sanitario, risalta certamente il comparto AB International Health Care (vai alla scheda del fondo su FondiDOC ).
Il fondo ha come obiettivo la crescita del capitale nel lungo termine. Esso investe mediamente l’80% o più del suo capitale in società che operano nel settore farmaceutico o più in generale nell’industria della salute comprendendo quindi anche aziende che si occupano di erogare servizi in tale ambito. Solamente in caso di necessità di misure difensive il fondo può riservarsi di investire in strumenti di debito o del mercato monetario.
Entrando nel dettaglio il portfoglio manager investe il patrimonio del fondo senza limiti di concentrazione nelle aziende del settore sanitario spaziando a livello geografico e comprendendo un discreto spettro di valute. Attualmente la ripartizione geografica del portafoglio vede quasi il 75% delle masse investite negli Stati Uniti, un 9% rispettivamente nel Regno Unito e nell’Europa non euro ed il restante in Giappone e nell’area Asiatica.
Il gestore cerca primariamente di trarre vantaggio dalle opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dai nuovi servizi nell’ambito dell’industria sanitaria investendo in società con alti ritorni attesi legati a nuovi prodotti, metodologie e servizi accessori del settore. Oltre a questa tipologia di investimenti il portafoglio annovera anche esposizioni in società operanti su output più tradizionali come i prodotti farmaceutici, le attrezzature mediche, le ricerche mediche e i servizi sanitari.
Infine, dai documenti ufficiali viene posto in rilievo l’impiego del VAR come metodologia di misurazione del rischio prediletta dal manager di portafoglio. L’obiettivo dichiarato su tale parametro è il non superamento del doppio del VAR fatto registrare dal benchmark, che è l’MSCI World Healthcare.
Analisi storica
Il comparto è nato nell’agosto del 2006. Come è facile desumere dall’andamento delle quotazioni, lo strumento ha visto scendere il NAV a causa della crisi del 2008; successivamente ha fatto registrare risultati poco significativi sino al 2012 per poi letteralmente esplodere negli ultimi sei anni.
Su di un periodo complessivo di 10 anni il fondo ha messo a segno una performance considerevole del 194% generando al contempo una volatilità del 13%. Nell’ultimo quinquennio, le statistiche sono ancora migliori: un rendimento del 115% ed una volatilità del 13%. Soffermandosi poi all’anno corrente, come già citato, il fondo ha ottenuto un incremento di quasi il 16% con una deviazione standard di poco più dell’8%.
Con riferimento ad un altro indice di rischio, il draw down, si può evincere come il fondo abbia ottenuto buoni risultati a 3 ed a 5 anni in un settore soggetto a forti oscillazioni, mentre il dato più recente (ad un anno) sia stato in proporzione meno brillante.
In un’ultima analisi, con riferimento ai RAPM, il comparto ha certamente accresciuto i rapporti rendimento-rischio nel tempo in particolar modo nel breve periodo.
Analisi competitiva
Il prodotto può essere confrontato sia col suo indice di riferimento che con i competitor. Nel primo caso prendendo in considerazione i differenti orizzonti temporali emerge come lo strumento abbia performato peggio dell’MSCI World Healthcare nel lungo termine (10 anni), ma ha fatto l’esatto opposto nel breve-medio termine, in particolare un grosso spread rispetto al benchmark è stato registrato nell’ultimo anno.
Se confrontato invece con i fondi della medesima categoria (che oggi comprende 187 fondi) si può facilmente vedere come lo strumento non abbia regalato i risultati migliori su di un arco temporale decennale, ma le sue performance siano state migliori e gli abbiano permesso di scalare la classifica negli orizzonti temporali di medio e breve termine. Da notare soprattutto gli indici di Sharpe e Sortino che ad 1, 3 e 5 anni si sono sempre posizionati nel primo quintile.
Giudizio
Il fondo della SICAV AB pare ovvio non essere un prodotto adatto a tutti i risparmiatori, ma solo a quelli con un’elevata sopportazione del rischio e che intendono perseguire la crescita del capitale nel medio-lungo termine.
In particolare il fondo per le sue caratteristiche oltre a presentare i rischi tipici di un fondo azionario ingloba anche altri rischi specifici come quelli di concentrazione settoriale, geografica e valutaria. Tutto questo viene riassunto nel KIID attraverso un SRRI pari a 5.
Concludendo un tale strumento andrebbe attentamente valutato ed inserito in un portafoglio azionario o diversificato solo previa strutturazione di un asset allocation accurata.
Costi e struttura del comparto
La classe “A” di questo comparto è quella riservata alla clientela retail.
Essa prevede un investimento minimo di 2.000€ che però non viene applicato ai piani di investimento automatici quando questi vengono offerti. I versamenti successivi poi non possono essere inferiori ai 750€.
I costi inerenti questa classe fanno riferimento a due tipologie di commissioni: una applicata alla sottoscrizione per un massimo del 5% a discrezione del distributore. Una seconda tipologia invece è quella legata alle spese di gestione (management fee), applicata con un’aliquota non superiore al 1.8%.
Non sono presenti commissioni di performance, ma la società di gestione preleva trimestrale dello 0.05% a fronte del pagamento della tassa annuale imposta dal governo Lussemburghese.
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