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L’acqua: un investimento per il futuro
FIDArating:
Azionari Settoriali – Risorse Idriche
Politica d’investimento
Il cosiddetto “oro blu” è risorsa sempre più scarsa e considerata preziosa. Per questo motivo ha dato origine ad un vasto settore considerato interessante sia dal punto di vista finanziario che dal punto di vista etico.
Nel corso degli ultimi anni l’aumento demografico, l’innalzamento del tenore di vita e l’aumento delle zone colpite da forti scarsità d’acqua hanno contribuito a determinare un forte incremento del consumo su scala mondiale. La crescita della domanda è stimata intorno al 7% nei prossimi 20 anni con la previsione che supererà abbondantemente la quantità che il nostro pianeta sarà in grado offrire. Secondo la NASA, ad esempio, gran parte delle più grandi falde acquifere sono sotto il livello di guardia e la Cina ha ammesso che circa la metà dei suoi fiumi sono troppo inquinati per essere utilizzati per scopi agricoli.
In questo scenario i settori che verranno colpiti dalla scarsità di acqua potrebbero essere molti, dal momento che è utilizzata massivamente, oltre che per il consumo umano, sia nell’industria che nell’agricoltura. L’interesse per la problematica e l’imminenza del bisogno di contenere gli sprechi hanno contribuito alla nascita di nuovi comparti all’interno delle aziende o di nuove società che si occupano di servizi e infrastrutture di trattamento, distribuzione, raccolta e risanamento delle acque. Nascono così nuove tecnologie di purificazione per rendere potabile l’acqua del mare, iniziative di ricerca di nuove falde acquifere, sperimentazioni per diminuire e rendere più efficienti i consumi d’acqua nel settore agricolo e sistemi innovativi per convertire l’aria in acqua. Il legame ai cosiddetti ESG (Environmental Social Governance), principi etici e socialmente responsabili, è molto forte e quindi, data l’accresciuta sensibilizzazione a questo tipo di tematiche, il settore è degno di particolare attenzione.
L’insieme di queste caratteristiche costituisce un target di investimento che potrebbe essere estremamente interessante soprattutto nel lungo periodo. Se le singole realtà possono implicare rischi specifici e talvolta elevata incertezza, in particolar modo in caso di aziende innovative, esiste una discreta offerta nell’ambito del risparmio gestito. La categoria FIDA Azionari Settoriali – Risorse Idriche è composta da 9 diversi comparti articolati in oltre 50 classi gestiti da primari operatori di rango globale.
Il fondo BNP Paribas AQUA (vai alla scheda del fondo su FondiDOC ) si aggiudica 5 corone FIDA che ne sintetizzano le ottime qualità in termini soprattutto di rendimento. E’ un prodotto che ha l’obiettivo di investire, tramite una gestione attiva, in società di tutto il mondo connesse al tema dell’acqua e che rispettino i 10 requisiti del Global Compact delle Nazioni Unite. Quest’ultimo è l’iniziativa del 1999 dell’ONU che cerca di mobilitare le società multinazionali sulla base di un impegno volontario nel promuovere lo sviluppo sostenibile e si compone di 10 regole suddivise fra quattro argomenti fondamentali: diritti umani, lavoro, ambiente e lotta alla corruzione.
Al 31/12/2018, il fondo è investito principalmente nel settore dell’industria e dei servizi pubblici ed in modo residuale nei materiali, salute, beni voluttuari e informatica. La ripartizione geografica si concentra principalmente negli USA, in Gran Bretagna, in Svizzera, in Francia e in Giappone.
Analisi storica
Il fondo nasce nel dicembre 2008 e in questi 10 anni ha mostrato un andamento non molto dissimile dal suo mercato di riferimento.
Entrambi mostrano caratteristiche statistiche e andamento analoghe a quello del mercato azionario globale riflettendone dunque sia il livello di rischio che quello di rendimento.
Se i rendimenti annuali del fondo, partito dopo la crisi, sono stati quasi sempre al di sopra del 10% beneficiando delle politiche espansive delle banche centrali, anche per settore dell’acqua il biennio 2007-2008 ha portato a draw down elevati, circa del 50%, e a forti perdite per gli investitori. Anche il 2011 è stato un anno non molto favorevole che ha fatto registrare una perdita del 9.93% in linea con il mercato azionario.
Sono però le prospettive di lungo termine a essere distintive per un settore che, come illustrato, potrebbe beneficiare dell’aumento di interesse legato al problema della scarsità d’acqua, con pressione al rialzo per le società che si occupano di preservarla e valorizzarla, nonché nel crescente interesse per gli investimenti sostenibili.
La volatilità, su tutti gli orizzonti temporali, è stata circa dell’11-12% in linea con quella della categoria e di qualche punto percentuale maggiore a quella dell’indice FIDA FFI Azionari Globali. Il massimo draw down, relativo necessariamente all’indice di categoria che ha una serie storica più ampia, è stato molto elevato (circa 50%) pari a quello del mercato azionario ma, su un orizzonte temporale di cinque anni si differenzia in quanto è di 3 punti percentuali inferiore a quello degli azionari globali (circa il 18% contro il 21%).
Analisi competitiva
Il fondo, a confronto con i competitors della sua stessa categoria, si aggiudica 5 corone del rating FIDA, distinguendosi positivamente soprattutto per quanto riguarda i rendimenti. Su tutti gli orizzonti temporali è in buone posizioni e dal punto di vista del rischio nonostante una volatilità abbastanza elevata il draw down si mantiene su livelli medi del 15%.
Discreti sono anche i costi, i quali, pur non essendo i più bassi della categoria, non risultano penalizzanti attestandosi su livelli anche in questo caso vicini alla media.
Sintesi
Il prodotto è concepito per un investimento a lungo termine ed è gravato da un rischio non trascurabile, come indicato anche dall’ RSSI pari a 5, spiegato anche dal fatto che il settore sia in parte altamente innovativo. L’investimento risulta quindi adatto ad un orizzonte temporale di lungo periodo coerente anche con il carattere strategico del suo tema di riferimento che poggia su prospettive strutturali.
All’interno di un portafoglio si integra bene in una logica di diversificazione settoriale.
L’investitore deve dunque essere in grado di sopportare temporanee perdite dovute alla forte volatilità con la prospettiva di poter sfruttare mutamenti profondi nella struttura settoriale dell’economia.
Costi e struttura del comparto
Il comparto si suddivide in tre classi, una retail, una con elevate barriere all’ingresso ed una istituzionale.
Quella analizzata è la prima, chiamata “Classic”, che è a capitalizzazione dei dividendi e presenta commissione di gestione pari al 2% con commissione massima di ingresso (pur spesso non applicata dai rivenditori) del 2.40%.
La “Privilege”, quotata da poco, è anch’essa a capitalizzazione, presenta eguale commissione di ingresso ma commissioni di gestione inferiori, pari all’1% a fronte però di elevatissimo investimento minimo pari a 3.000.000€ che lo rende pressochè inaccessibile agli investitori retail.
Quella istituzionale infine, denominata come classe “I”, è a capitalizzazione e presenta commissioni di gestione pari all’1.20% con commissione di ingresso del 2%.
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