La dimensione ESG attraverso gli occhi di Elena Bargossi
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Nell’ambito dell’attribuzione del FIDA ESG rating, il Focus rappresenta uno spazio nel quale gli asset manager si raccontano e comunicano agli operatori del settore il loro approccio alla sostenibilità.
Questa raccolta di contenuti prosegue con l’intervista realizzata con Schroders, tra i leader mondiali delle società di investimento, nata nel 1804 e presente in Italia dal 1995.
Società
Elena Bargossi
Senior Sales Manager
FIDA: Qual è il livello della vocazione alle tematiche della sostenibilità e perchè?
EB: Il nostro livello di vocazione è molto alto. Schroders ha incorporato le considerazioni ESG nella ricerca fondamentale e nel processo di selezione dei titoli da oltre 20 anni. Nel frattempo, le informazioni e gli strumenti a nostra disposizione, le nostre risorse e il nostro approccio all’integrazione dei principi di Investimento Responsabile si sono evoluti. Ma la nostra vocazione è rimasta la stessa: essere “proprietari” attivi delle società in cui investiamo e integrare i fattori ambientali, sociali e di governance nel nostro processo di investimento.
In qualità di investitori attivi, consideriamo la stewardship cruciale al fine di comprendere il valore sostenibile delle aziende e fornire uno standard di comportamento per proteggere e aumentare il valore degli investimenti per i nostri clienti. Crediamo fermamente che le aziende ben governate che operano in modo trasparente, responsabile e sostenibile, abbiano la cultura e l’approccio necessari a sostenere la crescita a lungo termine e aumentare il valore per i propri azionisti. Operiamo con un approccio integrato, combinando le competenze dei nostri gestori, analisti e specialisti di corporate governance. Il nostro livello di impegno traspare anche dalla solidità del team ESG, composto da 33 risorse dedicate: uno tra più grandi nel panorama dell’asset management europeo.
FIDA: Quali sono le istituzioni cui fate riferimento, cui partecipate ed in che modo?
EB: Schroders è membro, partecipante o firmatario di una serie di rinomate organizzazioni del settore, con cui condividiamo il know-how e collaboriamo a varie iniziative. Tra queste citiamo:
- UN PRI – (rating A+ per 6 anni consecutivi)
- Climate Action 100+
- United Nations Global Compact (UNGC)
- EuroSIF
- International Corporate Governance Network (ICGN)
- Green Bond Principles (GBP)
- GRESB
- Net Zero Asset Managers Initiative
Un elenco completo è disponibile sul nostro sito web: https://www.schroders.com/en/sustainability/active-ownership/industry-involvement/
Queste collaborazioni sono importanti per migliorare gli standard di investimento responsabile in tutti i settori, stabilire un dialogo coerente con le aziende e promuovere il riconoscimento della sostenibilità e dei fattori ESG in ambito finanziario.
Collaboriamo anche con associazioni di categoria internazionali e regionali, di cui siamo membri, per sviluppare le loro proposte su varie questioni normative in tutto il mondo. Riteniamo che lavorare con colleghi e responsabili politici su questioni legate alla sostenibilità sia un’attività fondamentale per un asset manager come Schroders.
I temi della sostenibilità
FIDA: In tema di sostenibilità, così come è interpretata alla luce degli SDG delle Nazioni Unite, quali sono le tematiche ESG che considerate più importanti nella gestione aziendale e quali, in generale, nelle politiche di investimento?
EB: Schroders è diventato un firmatario dei principi del Global Compact delle Nazioni Unite (UNGC) il 6 gennaio 2020. Ci impegniamo a rendere l’UNGC e i suoi principi parte della strategia e della cultura quotidiane della nostra azienda, aderendo a collaborazioni e progetti che promuovono i più ampi obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite.
Attraverso il nostro processo di integrazione ESG e attivismo, prendiamo in considerazione il modo in cui le aziende interagiscono con tutti i loro stakeholder (clienti, fornitori, ambiente, autorità di regolamentazione, dipendenti e comunità) e il contributo che ciò potrebbe portare al loro successo nel lungo termine. Consideriamo i principi dell’UNGC all’interno di questo approccio, ma esaminiamo una gamma più ampia di temi e comportamenti. Laddove riteniamo che le pratiche commerciali delle aziende possano essere insostenibili, coinvolgiamo regolarmente il management per approfondire il loro operato e promuovere un comportamento più responsabile. Se riteniamo che l’azione intrapresa non sia appropriata, ci riserviamo di votare contro i singoli amministratori.
Prodotti
FIDA: Facendo riferimento alla classificazione che si desume dal regolamento SFDR come avete collocato i vostri fondi e come intendete muovervi nel prossimo futuro?
EB: Nel classificare i nostri fondi come articoli 8 e 9, abbiamo seguito le definizioni del regolamento (UE) 2019/2088, applicando le seguenti linee guida:
Articolo 8 – fondi che promuovono caratteristiche ambientali e/o sociali, con il vincolo di ottenere un “punteggio di sostenibilità relativa” positivo. Il punteggio di sostenibilità viene misurato utilizzando il nostro strumento proprietario SustainEx™, che quantifica attraverso l’analisi di un elevato numero di metriche, le esternalità positive o negative generate da ogni singola azienda.
Articolo 9 – fondi che investono con un chiaro obiettivo di sostenibilità specifico e misurabile. Ciò significa che gli investimenti all’interno del fondo danno un contributo positivo alla soluzione di una sfida di sostenibilità. Stiamo sviluppando uno strumento, ThemEx, in grado di quantificare il contributo di un investimento agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (UN SDGs).
A dicembre 2021, abbiamo classificato 78 fondi ai sensi dell’articolo 8 e 12 fondi ai sensi dell’articolo 9. Insieme, rappresentano il 65% del patrimonio gestito in ambito SFDR.
Tutti i nostri fondi classificati ex. articolo 8 e 9 sono soggetti inoltre a un test di buona governance, in base al quale spiegano come valutano la governance delle società in cui investono. Laddove una società mostri carenze nelle sue pratiche di governance, il team di gestione potrà selezionarle solo con una giustificazione convincente e prove di impegno che devono integrare un piano chiaro volto a porre rimedio ai problemi individuati.
FIDA: Come pensate si evolverà il mercato?
EB: Secondo l’ultimo rapporto Morningstar Global Sustainable Fund Flows report, l’universo dei fondi sostenibili europei è cresciuto del 40% per raggiungere i 4.461 fondi alla fine del 2021, rispetto ai 3.196 registrati alla fine del 2020. Ciò è stato guidato sia da nuovi lanci di fondi, ma anche dalla riqualificazione di fondi esistenti in risposta alla domanda sempre crescente di fondi sostenibili, che nel 2021 hanno rappresentato circa il 60% dei flussi complessivi in Europa.
In generale, dopo SFDR, l’integrazione delle considerazioni di sostenibilità nelle decisioni di investimento è vista come la “nuova normalità”, il minimo che ci si possa aspettare da parte dei fondi nel mercato europeo.
Prevediamo che la tendenza all’aumento di prodotti classificati art. 8 o 9 continui, in particolare con le modifiche al regolamento MiFID II che entreranno in vigore nell’agosto 2022, includendo una valutazione delle preferenze di sostenibilità di ogni cliente.
FIDA: Che impatto hanno secondo voi le novità normative in termini organizzativi e di costi sui prodotti?
EB: Vi è una certa complessità connessa all’attuazione del nuovo regolamento, per lo più associata all’acquisizione di dati. Ad esempio, le modifiche alla MiFID richiederanno dati a livello di prodotto sulla proporzione investita in attività allineate alla tassonomia o agli investimenti sostenibili, nonché i principali indicatori di impatto negativo (PAI).
Una sfida sostanziale in termini di attuazione è la rendicontazione aziendale in questo settore che è ancora in ritardo, in parte a causa di problemi con la sequenza della regolamentazione dell’UE. Vale a dire, i requisiti di rendicontazione per i fondi art. 8 e 9 entrano in vigore prima dei requisiti di disclosure delle aziende in cui investiamo.
Il vantaggio di essere un gestore attivo ci consente di disporre delle competenze e delle risorse necessarie per far fronte ai nuovi requisiti normativi, soddisfacendo tempestivamente le richieste dei nostri distributori.
Politiche di investimento
FIDA: Quali sono le modalità di integrazione dei temi ESG nelle vostre politiche di investimento?
EB: Il processo Schroders Integration Accreditation è il nostro approccio per riconoscere e monitorare formalmente i team di investimento che hanno integrato con successo le variabili ESG nei loro processi di investimento. Al 31 dicembre 2020, Schroders ha raggiunto l’impegno di diventare completamente integrato ESG (100% delle masse in gestione).
L’accreditamento inizia con uno sforzo collaborativo tra il team ESG e il team di investimento per tracciare il processo dalla generazione dell’idea alla costruzione del portafoglio, e garantire che i fattori ESG siano integrati in modo sistematico e significativo in ogni fase.
Il nostro approccio è pragmatico: vogliamo integrare i criteri ESG nei processi di investimento consolidati, più che creare processi separati che corrono il rischio di stravolgere ciò che già funzionava. Inoltre i team devono essere in grado di articolare e dimostrare come vengono identificati i problemi rilevanti, come vengono esaminati gli investimenti, come vengono influenzate le decisioni di portafoglio e come monitorano e gestiscono i rischi ESG.
Una volta che l’analisi è stata effettuata, il team di investimento richiede l’accreditamento formale dell’integrazione. Questo documento descrive come i criteri ESG siano presenti nella filosofia di investimento del team e cosa questo significhi. In pratica, devono essere forniti casi di studio per dimostrare che l’integrazione ESG sia sistematica e solida.
I documenti di accreditamento sono riesaminati e aggiornati con cadenza annuale. Nel lungo termine, ci si aspetta che i team di investimento abbiano migliorato i livelli di integrazione ESG per stare al passo con i tempi, la concorrenza e i cambiamenti normativi
FIDA: Sulla base della vostra esperienza quali ritenete che siano gli elementi fondamentali per realizzare politiche efficaci in tema di sostenibilità?
EB: Questo è un settore multiforme e, a nostro avviso, non esiste a priori una regola che garantisca l’efficacia delle politiche sostenibili. Riteniamo che sia fondamentale il ruolo di solide governance e responsabilità, nonché risorse adeguate sotto forma di organico, ricerca, strumenti e analisi. Questi aspetti sono necessari per un’attuazione efficace e soprattutto credibile delle politiche di sostenibilità.
FIDA: L’integrazione dei rischi ESG nei portafogli ha secondo voi influito positivamente sul rischio o sul rendimento complessivo ed in che modo?
EB: Il nostro approccio integrato ai fattori ESG è parte dei processi di investimento complessivi. È difficile effettuare una valutazione formale dell’impatto sulla performance, ma riteniamo che abbia avuto un impatto positivo. Nella nostra esperienza, un investimento di successo non può prescindere dall’identificazione, comprensione e incorporazione degli aspetti ESG a livello di portafoglio e azionariato attivo. Sebbene i problemi ESG a volte siano difficili da quantificare, questi fattori possono avere un impatto significativo sulla performance di un’azienda a breve e a lungo termine, nonché sul rischio intrinseco di ogni investimento. Pertanto, crediamo fermamente che l’analisi dell’esposizione ai fattori ESG, oltre all’analisi finanziaria tradizionale, migliorerà la nostra comprensione del fair valuee della capacità di un’azienda di generare rendimenti sostenibili nel tempo, creando valore per tutti i suoi stakeholders.
FIDA ha esteso la propria attività di rating del risparmio gestito nel campo della sostenibilità con un sistema di valutazione proprietario che ruota intorno a specifiche survey periodiche.
Le società di gestione e gli asset manager forniscono direttamente informazioni qualitative e quantitative finalizzate a far comprendere l’approccio alle tematiche ESG in maniera completa. I dati raccolti contribuiscono a definire il grado di sostenibilità previsto dal processo di investimento delle società di gestione e, combinati con le analisi dei portafogli dei fondi, quello dei prodotti gestiti.
Ad integrazione della valutazione quantitativa che culmina con l’attribuzione del FIDA ESG rating, il Focus rappresenta uno spazio nel quale le società si raccontano e sono stimolate dagli analisti a chiarire i temi centrali della vocazione alla sostenibilità.