Puntare sulle Mid&Small Cap italiane sfruttando l’onda dei PIR
Il fondo proposto da Ersel Asset Management (vai alla scheda del fondo su FondiDOC) investe in strumenti di natura azionaria quotati in Italia o di emittenti italiani, di qualsiasi settore e capitalizzazione con una particolare focalizzazione sulle mid cap. Lo strumento è posto all’interno della categoria FIDA “Azionari Italia – Large & Mid Cap” ed il benchmark di riferimento è composto al 50% da FTSE Mib TR e da FTSE Italia Mid Cap TR. Per venire incontro alle esigenze degli investitori, di recente è stata lanciata una seconda classe del comparto, la classe B, che permette l’apertura di un PIR. La politica d’investimento del fondo si adatta molto bene alla struttura economica italiana, come ci spiega Carlo De Vanna, gestore del fondo, che sottoliena come “una delle caratteristiche che differenzia il mercato azionario italiano rispetto a quello degli altri paesi industrializzati è la scarsa presenza di aziende globali a larga capitalizzazione.” Per trovarle bisogna cercare tra “le mid e le small caps, quelle che noi amiamo definire “multinazionali tascabili”, capaci di unire i pregi della diversificazione geografica con i vantaggi della snellezza decisionale di una piccola azienda” . Solitamente, sottolinea ancora il gestore, sono “aziende industriali ancora controllate dal fondatore o dalla sua famiglia, leader di mercato in segmenti di nicchia, con margini alti e rapporti industriali consolidati. Sono queste le aziende sulle quali tendenzialmente puntiamo, anche perché spesso diventano target di acquisizione da parte di player esteri di maggiore dimensione.” Le prospettive potrebbero essere buone, e se “da un lato vi sono buone ragioni per immaginare che i driver di performance delle small caps possano valere anche per il futuro”, “è anche vero che spesso si tratta di aziende poco liquide che risentono maggiormente dei movimenti da parte dei grandi fondi esteri.”
Analisi storica
L’andamento del fondo, collocato nel 1990, è naturalmente legato all’andamento del mercato sottostante, alternando periodi positivi a periodi negativi in concomitanza di importanti crisi internazionali che hanno colpito non solo il fondo, ma tutti gli indici azionari. Il rendimento del fondo negli ultimi 5 anni è però molto positivo con una performance del 115%, pari al 16% annuo. Nello stesso periodo, la categoria FIDA di riferimento si è arrestata infatti al 55%, poco meno della metà rispetto al fondo. A fronte di performance così elevate però non si rilevano eccessive differenze tra lo strumento e la categoria per quanto riguarda il rischio, volatilità e draw down, rispettivamente pari a 18% e 30%. Anche per periodi più brevi il fondo ha sempre sovra performato la categoria, senza penalizzare troppo le misure di rischio.
Analisi competitiva
Un confronto con i competitor della stessa categoria (fonte FIDAworkstation Plus, provala gratuitamente!) mette subito in evidenza gli ottimi rendimenti dello strumento che lo fanno classificare sempre tra i primi tre, per qualsiasi orizzonte temporale considerato. Allo stesso tempo, la volatilità non è tra le più elevate ed il rapporto tra rischio e rendimento si mostra così particolarmente valido definendolo come ottima opportunità di investimento. In questi risultati ha avuto presumibilmente un ruolo non trascurabile la propensione di questo prodotto all’investimento nel segmento dei titoli a più bassa capitalizzazione, che, soprattutto nel mercato azionario italiano, ha mostrato particolare vitalità.
Giudizio
Come ricordato, il fondo presenta un’elevata rischiosità e proprio questa sua caratteristica non lo rende uno strumento adatto a tutti. Gli investitori potenzialmente interessati a questo tipo di investimenti sono coloro che presentano un portafoglio già ben diversificato e che vogliono usufruire dei vantaggi derivanti dai trend positivi del mercato azionario italiano ed in particolare delle sue small e mid cap. L’investimento nel fondo può generare ottimi ritorni, soprattutto in un orizzonte temporale medio/lungo, così come confermato dallo stesso Carlo De Vanna, che conferma quanto “è importante che l’orizzonte di riferimento sia almeno di 5-7 anni” e che il fondo “non rappresenti una parte troppo marcata sul totale degli investimenti.”
Costi e struttura del comparto
Il comparto si divide in due classi: A e B. La prima è destinata a qualsiasi investitore mentre la seconda rientra tra i fondi PIR, secondo la definizione della legge, e come tale è destinato solo a persone fisiche con residenza fiscale in Italia. In questo ultimo caso l’importo complessivo sottoscrivibile ogni anno è limitato e la durata minima per poter usufruire del vantaggio fiscale è di 5 anni. I costi tra le due categorie sono analoghi, con la commissione di gestione pari a 1,75% e quella di extra performance del 20% sulla differenza positiva tra la variazione percentuale del valore della quota e quella del benchmark di riferimento. Il totale delle commissioni non può comunque eccedere il 3,75%.
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