Giugno a due facce
Euforia selettiva e crepe strutturali
Mentre l’estate prende slancio, i mercati si dimostrano tutt’altro che sonnacchiosi. Giugno ha portato in dote uno scenario azionario schizofrenico, dove l’entusiasmo per l’innovazione tecnologica e l’effervescenza di alcune piazze asiatiche si sono scontrati con la fragilità endemica di altre aree geografiche e l’inquietudine sui fronti obbligazionari e valutari. Uno di quei mesi in cui a dominare è il rumore, più che il segnale.
Gli azionari. La Corea traina, l’Indonesia affonda
Se c’è un Paese che ha rubato la scena è la Corea del Sud: il suo listino azionario ha messo a segno un brillante +13,34%, probabilmente supportato da una combinazione di ottimismo tecnologico, rotazioni settoriali e appetito speculativo ben alimentato. A fargli eco, il comparto Fintech europeo (hedged in euro), in rialzo dell’11,83%: un segnale chiaro che il mercato continua a scommettere sull’ingegneria finanziaria digitale, quando corre protetta dalla volatilità valutaria.
Positive anche le Telecomunicazioni (+6,09%) e le Materie Prime/Chimica (+4,87%), mentre l’IT globale (+4,25%) e la Finanza globale (+3,75%) si confermano colonne portanti della narrativa macro, che oggi come ieri ruota intorno a chip, banche centrali e intelligenza artificiale. Gli Industriali, spesso ignorati e bistrattati, si portano a casa un dignitoso +3,25%.
Ma non per tutti è stato un mese da incorniciare. L’Indonesia (-7,67%) e la Thailandia (-5,48%) raccontano un’Asia a due velocità, dove il rischio politico, l’inflazione domestica e l’uscita selettiva dai carry trade fanno riemergere la fragilità dei mercati emergenti. Male anche l’Europa “hedged” in dollari (-4,08%), e peggio ancora l’Agricoltura (-3,12%) e il Real Estate globale (tra -2,5% e -2,66%), che si conferma in balia dei tassi, dell’indifferenza politica e dell’apatia degli investitori.
Obbligazionario. Diverse le difficoltà, ma qualche gemma brilla
Sull’obbligazionario aleggia un’umidità stagnante: le performance, in media, sono state negative, specchio di curve ancora poco convincenti, duration temute e inflazione che fa sentire la propria coda velenosa.
Ciò detto, non mancano le eccezioni. Le Obbligazioni Convertibili globali hedged in euro guadagnano il +2,13%, seguite dalle obbligazioni dei mercati emergenti hedged euro (+2,08%) e dalle Convertibili Asia-Pacifico (+1,79%): nicchie dinamiche, ibride, elastiche, che beneficiano di volatilità contenuta e aspettative di crescita.
Tutto il resto? Un paesaggio brullo: le obbligazioni in yen giapponesi affondano del -3,07% (colpa di una BoJ ancora troppo soft?), mentre i governativi USA a breve-medio termine perdono il -2,54%. Il dollaro hedged non salva i portafogli, con gli Obbligazionari USD Hedged a -2,37%, e l’Asia Pacifico obbligazionaria scivola del -2,00%. Un quadro che non invita a rischiare, ma neppure a rifugiarsi.
Valute. L’Euro riscopre la sua forza
In questo contesto, l’Euro ha ritrovato una forma che da tempo non mostrava, apprezzandosi contro quasi tutto ciò che poteva. Brilla contro il peso filippino (+4,67%) e la lira turca (+4,66%), ma anche contro il ben più rilevante yen giapponese (+3,81%), il dollaro americano (+3,36%) e lo yuan cinese (+2,93%). Sintomo di una rinnovata fiducia nella governance monetaria europea? Forse. Più probabilmente, riflesso di una fase di debolezza ciclica delle controparti.
Qualche eccezione esiste: la corona islandese, il fiorino ungherese e la corona ceca mostrano muscoli locali e resistono, rispettivamente con +1,39%, +0,94% e +0,69% contro l’Euro.