Geopolitica del rendimento: una sintesi del primo trimestre
Nel primo trimestre dell’anno i mercati hanno delineato una geografia del rendimento contraddittoria e volatile, segnata da scarti improvvisi, rotazioni tematiche e un’evidente divergenza tra aree geografiche e settori. L’Europa ha sorpreso in positivo, mostrando slancio grazie a consumi resilienti, un parziale sollievo energetico e stabilizzazione valutaria, mentre il Nord America ha sofferto per la stretta monetaria e l’incertezza politica interna. L’Asia, pur animata dalla riapertura cinese, ha oscillato tra entusiasmi disillusi e tensioni geopolitiche irrisolte.
I fondi azionari geografici riflettono questo squilibrio: ottime performance in Europa e America Latina, mentre i fondi US-oriented hanno registrato cali anche superiori al 9%, colpiti soprattutto nei segmenti growth. L’Asia appare disomogenea: bene alcune esposizioni alla Cina, male l’Indonesia e il Giappone, ancora in cerca di una rotta monetaria chiara.
A livello settoriale, la mappa è altrettanto frammentata. Primeggiano i metalli preziosi, sostenuti da ansie inflattive e geopolitiche. Bene anche il comparto finanziario europeo, mentre il tech e i fondi ESG extraeuropei subiscono il logorio della stretta monetaria e l’erosione del sentiment. Le energie rinnovabili, pur sempre in auge retoricamente, accusano prese di beneficio e perdono terreno rispetto ai combustibili tradizionali.
Nel comparto obbligazionario, lo scenario è dominato da politiche monetarie divergenti e volatilità valutaria. I rendimenti positivi si osservano nei mercati nordici e in alcune emissioni corporate europee a breve termine. Male, invece, il debito statunitense e l’high yield americano, penalizzati da costi di finanziamento crescenti e avversione al rischio. Gli strumenti convertibili in euro e alcune emissioni emergenti denominate in valute forti offrono, in controtendenza, risultati soddisfacenti.
Infine, gli ETF rappresentano un caleidoscopio di strategie ad alta intensità tattica. Il comparto commodities domina, amplificato dalla leva e dalla fuga verso beni rifugio. Le performance azionarie si polarizzano: ottimi rendimenti per ETF europei su settori solidi come finanza e infrastrutture, debolezza per i tematici ESG e innovativi. Le strategie short mostrano risultati ambigui: efficaci in contesti ribassisti ma altamente esposte a rischi in caso di rimbalzi inattesi.
In sintesi, il trimestre si chiude con un mercato che premia la selettività, l’attenzione al rischio cambio e l’adattamento tattico. La gestione attiva torna prepotentemente al centro della scena, in un contesto in cui la semplice replica passiva rischia di essere travolta dal caos sistemico e dalla nuova instabilità globale.