Nel Vecchio continente, a vincere sono le forze di vendita, con il mercato che si alleggerisce di Europa e si tiene pronto a investire negli Usa. Ad oggi la guerra commerciale è un tema che passa lievemente in secondo piano
Nel corso del mese di luglio abbiamo assistito ad una pausa del trend positivo che sta trascinando l’equity dall’inizio dell’anno. In alcuni casi la pausa si è concretizzata in una lateralizzazione nell’area dei massimi, mentre in altri si è manifestata con una leggera flessione. L’Euro Stoxx 50, dopo aver riconquistato i massimi dal maggio 2018, si è riportato in prossimità dei prezzi di inizio mese. Tra i migliori mercati europei troviamo Atene, che ha vissuto un brusco ritracciamento prontamente recuperato, e Londra, sui massimi dell’ultimo anno. Meno bene il Dax, che chiude il mese con un affondo piuttosto grave, e anche le piazze scandinave.
Sul piano extraeuropeo, la migliore delle borse è quella turca, seguita dai principali listini americani trascinati dai titoli tecnologici. Il Nasdaq, infatti, per tutto il mese non ha fatto che segnare continuamente nuovi massimi assoluti. In rosso troviamo invece le borse asiatiche, specie quella indiana.
Nel complesso, quindi, nel vecchio continente a vincere sono le forze di vendita, con il mercato che si alleggerisce di Europa e si tiene pronto a investire negli Usa. Anche le trimestrali giocano un ruolo importante nell’alimentare le aspettative.
L’evoluzione positiva degli asset obbligazionari avvenuta in giugno, prosegue con ulteriore enfasi in luglio. Nonostante il progressivo indebolimento dell’euro contro tutte le valute, sterlina a parte, le performance delle categorie obbligazionarie sono degne di nota per entità e per la ridottissima dispersione dei rendimenti. Le migliori riguardano i mercati emergenti, in valute locali, Usa e Asia. Molto bene i comparti vincolati all’inflazione, mentre i risultati paiono sostanzialmente neutrali dal punto di vista del merito creditizio e della duration. In merito alla duration, un lieve incremento della stessa in portafoglio potrebbe giovare sulla scia delle manovre espansile delle banche centrali.
Per quanto riguarda la sterlina, le pressioni sono piuttosto evidenti. Luglio viene chiuso sui minimi dal gennaio 2017, e non lontano dai minimi dal dopo-referendum. Ad innescare la spirale negativa sono i timori di una hard Brexit entro ottobre.
Ad oggi la guerra commerciale è un tema che passa lievemente in secondo piano lasciando spazio a Brexit e a Jackson Hole, le principali questioni che catalizzano l’attenzione degli operatori.
Monica F. Zerbinati
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