Quello delle energie alternative è un settore in forte espansione che ha beneficiato della crescente attenzione verso tematiche Esg. Gli asset manager non si sono lasciati sfuggire l’apertura di questo nuovo spazio nel mercato. Infatti, negli ultimi anni si è assistito al lancio di un numero considerevole di nuovi fondi
Le energie alternative rappresentano il tema caldo degli ultimi anni e compaiono sistematicamente nelle classifiche per performance su varie scadenze. Si tratta di un settore indubbiamente in forte espansione che ha beneficiato, come diversi altri, della crescente attenzione verso tematiche Esg, con particolare riferimento alla lettera G della sigla.
L’indice Fida rappresentativo del settore è risultato, nel 2020, il più performante in assoluto, con un allungo del 58%. Emerge con forza dirompente quello che ad oggi è a pieno titolo un tema mainstream: un settore che cavalca il diffondersi delle fonti rinnovabili come valide sostitute dei combustibili fossili. Si tratta di un’industria relativamente nuova, se confrontata con le fonti tradizionali, ma ormai comprovatamente consolidata e articolata in un numero sempre crescente di sottosettori che spaziano dall’innovazione tecnologica per l’efficienza produttiva alla produzione di sistemi di stoccaggio sempre più performanti.
La rivoluzione verde ha messo in moto un meccanismo virtuoso in cui trasformazione culturale e normativa si influenzano reciprocamente e stimolano nascita e crescita di progetti e ricerche dal contenuto sempre sorprendente. Non solo solare o eolico, ma anche energia cinetica, mereomotrice, bioenergia, idrogeno. È tutto un fiorire di nuove idee in un giardino che gode di un buon livello di democrazia: il settore, contrariamente a quello delle energie tradizionali, non presenta necessariamente insuperabili barriere in ingresso diventando appannaggio unicamente dei colossi dell’industria, ma offre una gamma così vasta di opportunità da poter essere colte anche da start up e small cap. Ovviamente l’investimento diretto in un settore simile presenta anche le criticità tipiche dei segmenti a elevato contenuto innovativo, tra cui la necessità di disporre di competenze tecniche particolarmente avanzate. Gli asset manager non si sono lasciati sfuggire l’apertura di questo nuovo spazio nel mercato e infatti negli ultimi anni abbiamo assistito al lancio di un numero considerevole di nuovi fondi.
L’indice, lanciato nel gennaio 2007, ha uno storico sufficientemente lungo per comprendere le dinamiche del fenomeno sotto diverse condizioni di mercato. Fino all’agosto del 2008 l’indice si è mostrato fortemente altalenante, ma debolmente positivo. La crisi dei mutui sub-prime ha travolto pesantemente un settore che ai tempi era ancora giovane e per certi versi acerbo: il draw down ha raggiunto il 50% in poche settimane. Dai minimi di quell’autunno il trend è sempre stato stabilmente positivo, ma il recovery period è durato oltre un decennio. Archiviata la perdita, nel febbraio 2020 il settore viene nuovamente travolto dal crollo dei mercati. Il draw down si ferma però al 33%, e da metà marzo prende il via un rally impressionante di circa il 140%. Per quanto riguarda l’anno corrente, l’entusiasmo appare almeno temporaneamente raffreddato.
Il confronto con le energie tradizionali è particolarmente interessante e si evince che fino a metà 2013 i due settori risultavano fortemente correlati. Gli ultimi otto anni sono stati invece determinanti per aprire ed ampliare il forte gap che ora ha raggiunto i 165 punti percentuali.
La categoria non è particolarmente numerosa e consta di quasi 60 classi diverse (per le energie tradizionali arriviamo a 90). I comparti autorizzati alla vendita a investitori retail in Italia sono sette, con sedici classi diverse disponibili complessivamente. Solo tre fondi hanno uno storico sufficiente per essere confrontati su cinque anni: il Bnp Paribas Energy Transition, il Bgf Sustainable Energy ed il Pictet-Clean Energy, che generano ritorni rispettivamente del 170%, 100% e 96%. Sulla volatilità a tre anni gli strumenti si disperdono tra il 17% e il 38%.
Più recentemente abbiamo assistito al lancio del Sisf Global Energy Transition, l’Allianz Smart Energy, il Lux IM Green Energy ed il RobecoSAM Smart Energy Equities.
Dal punto di vista del target market, tutti i fondi in oggetto sono adatti anche a investitori con livelli di esperienza e conoscenza base, purché presentino una buona capacità di sostenere eventuali perdite. Non si tratta di strumenti idonei a coprire le necessità di conservazione del capitale, ma piuttosto di mezzi per cogliere ghiotte occasioni di mercato in un’ottica green.
Monica F. Zerbinati
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