Nella storica rivalità tra Usa e Cina, Taiwan gioca un ruolo di primaria importanza. Dopo un brillante quadrimestre, a maggio l’azionario ha invertito tendenza. Per un investitore europeo il mercato di Taiwan può rappresentare ancora un’ottima occasione?
Le analisi sul primo quadrimestre del 2021 mostrano un quadro interessante, complessivamente rialzista con un aprile tiepido. Dai ranking emerge l’indice FIDA FFI Azionari Taiwan, il migliore ad aprile con +5% ed anche da inizio anno con +23%. L’indice si contraddistingue dagli altri Paesi asiatici, che invece si collocano sul fondo delle classifiche su più orizzonti temporali. I dati parziali di maggio, in evidente controtendenza con la prima parte dell’anno, vedono invece l’indice FFI Azionari Taiwan in record negativo, a -9%, pur in buona compagnia.
Se per ora maggio si presenta come un mese di rottura, le dinamiche che hanno coinvolto Taipei son singolari. La repubblica, non riconosciuta da Cina, Usa e numerose altre nazioni, è stata infatti oggetto di recenti scontri. Storicamente l’atteggiamento nei confronti dell’isola, snodo centrale di traffici e commerci, è stato ambiguo. Tutelata e usata dagli Stati Uniti per ostacolare l’influenza cinese su quel tratto di mare, come detto gli Stati Uniti non riconoscono Taiwan come governo sovrano, e non hanno mai riaperto un’ambasciata nel Paese, almeno non in via ufficiale.
Nella storica rivalità tra Usa e Cina, Taiwan gioca un ruolo di primaria importanza che potrebbe portare gli Stati Uniti a prendere posizioni più definite. Alcuni esempi sono la telefonata intercorsa tra i presidenti nel 2016 o il permesso accordato ai funzionari dei due Paesi di intrattenere rapporti. La Cina pare non voler far finta di niente, e nelle ultime settimane ha organizzato diverse incursioni nel territorio di Taiwan con mezzi militari. In risposta, Taipei intende incrementare la propria forza bellica dotandosi di nuovi sottomarini.
Oltre ai fatti, non mancano le dichiarazioni di intenti. Taiwan pare, infatti, caldeggiare per un miglioramento dei rapporti con Washington e auspica di ottenere supporto per l’ingresso nell’Oms e in altre organizzazioni sovranazionali e di godere di un nuovo protocollo di libero scambio con la prima potenza mondiale. Pechino non le manda a dire.
Sui potenziali sviluppi possiamo fare qualche osservazione. Le azioni degli Stati Uniti potrebbero mettere in dubbio la politica di un’Unica Cina, circostanza che farebbe scattare la risposta di Pechino e far precipitare la situazione. In secondo luogo, il partito che ha vinto le elezioni del 2020 sta pensando a una revisione della costituzione in chiave indipendentista, improbabile nel breve periodo soprattutto perché considerata imprudente anche all’intero del partito stesso. Il terzo elemento è di natura demografica e socio-culturale, e riguarda il progressivo allontanamento delle giovani generazioni dalla Cina continentale.
Quello che si configura non è il preludio di una guerra imminente, ma indubbiamente qualcosa è cambiato: convenzioni e protocolli in vigore da decenni vanno progressivamente ad essere abbandonati e in qualche modo, ordinato o con tensioni, gli equilibri andranno ridisegnati.
A tutto questo si aggiunge una vera e propria esplosione di contagi da covid in quello che era a tutti gli effetti definito un modello nella gestione dell’emergenza. In pochissimi giorni la curva dei contagi ha fatto registrare numeri giornalieri a tre cifre, facendo scattare immediatamente il livello di allerta tre su una scala di quattro per diversi distretti che comporta nuove chiusure di attività commerciali e luoghi pubblici. Non si esclude quindi che il Paese possa doversi sottoporre a un lockdown nel giro di breve tempo.
I mercati non hanno fatto sconti e il principale indice di Borsa, il Taiwan Taiex, da inizio mese cede quasi il 9% (performance in valuta), coerentemente con la già menzionata variazione dell’indice Fida.
Per un investitore europeo il mercato di Taiwan può rappresentare ancora un’ottima occasione, nel momento in cui la crisi da contagi dovesse essere brillantemente superata (e l’area ha già dato prova di saper gestire l’emergenza con efficienza) e se gli scontri tra le potenze che se ne contendono l’influenza dovessero risolversi definendo un nuovo status quo.
L’investimento attraverso il risparmio gestito consente di approfittare delle conoscenze e dell’esperienza di un team di esperti per la gestione del timing e dello stock picking in un tessuto economico e normativo molto distante da quello europeo. Le soluzioni di investimento, tuttavia, non sono particolarmente numerose. I fondi autorizzati alla vendita a clienti retail italiani sono solo tre e sono forniti da Fidelity, JP Morgan e Schroder, tutti denominati in dollari. Le performance per l’anno corrente sono comprese tra il 7 e il 13%, mentre a cinque anni raggiungono l’intervallo 116-130%. La volatilità a un anno è molto omogenea e si attesta attorno all’11,30%, mentre a tre anni si muove tra il 17 e il 19%. Gli indici di Sharpe su varie scadenze sono decisamente piacevoli, positivi e consistenti.
L’investimento presenta quindi storicamente un profilo di rischio-rendimento invitante ma è comunque caratterizzato da elementi che vanno attentamente presi in considerazione, prima tra tutti la natura squisitamente azionaria dei prodotti. Da attenzionare anche il rischio valutario nei confronti della valuta locale e anche del dollaro Usa, nonché lo squilibrio della diversificaizone settoriale verso le tecnologie.
Monica F. Zerbinati
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