Nonostante le difficoltà di maggio, l’azionario ha ancora discreti margini di crescita, soprattutto se focalizzato su settori ad elevato contenuto innovativo. Ecco come sono andati mercati e fondi lo scorso mese e quali le attese per i prossimi
L’analisi del risparmio gestito autorizzato in Italia evidenzia una rottura con il primo quadrimestre dell’anno – caratterizzato da un sostenuto rally che ha coinvolto pressoché tutte le asset class – per mezzo di un grave crollo dei mercati, in particolare azionari.
Dalle analisi mensili sui dati aggiornati a fine maggio 2019, la classifica per performance a un mese delle categorie azionarie vede un ridottissimo numero di comparti in positivo. Molto bene il gestito sul mercato russo, che avanza di quasi il 4%, nonostante il rublo ceda di oltre l’1% contro euro. Anche su Brasile e India la gestione attiva ha prodotto risultati discreti, rispettivamente del 3 e del 2,6%, sensibilmente superiori alle performance dei principali indici di Borsa e in condizioni di stabilità del cambio. Il migliore listino del mese è senza dubbio quello greco, che cresce di oltre il 7%, risultato che però non si è riflettuto in misura significativa sul mercato dei fondi a causa del ridottissimo numero di comparti su di esso focalizzati e la conseguente assenza di una categoria di riferimento.
Escludendo quanto appena menzionato, l’overview dei mercati azionari è un bagno di sangue che coinvolge trasversalmente aree di tutti i continenti e la quasi totalità delle specificazioni settoriali, con l’unica eccezione rappresentata dal mercato immobiliare.
Come spesso avviene, alla fuga dall’equity si contrappongono forze in acquisto su oro e Yen, beni rifugio per eccellenza. Il gestito focalizzato sul mercato obbligazionario disegna invece un quadro variegato e interessante, senza presentare particolari sorprese. Non stupisce, infatti, vedere gli obbligazionari esposti alla valuta nipponica in testa alle classifiche, seguiti da quelli in franco svizzero ed esposti all’America Latina. Le dinamiche sul Forex influiscono quindi in misura determinante sulle vicende dei bond. Gli altri fattori di successo sono rappresentati dall’esposizione al mercato Usa e secondariamente agli emergenti: il debito europeo risulta quindi penalizzato. Le scadenze lunghe sovraperformano quelle brevi, così come gli investment grade sono privilegiati rispetto agli high yield ed ai convertibili.
Dalle prime settimane di giugno, pur con riferimento a dati incompleti e suscettibili di revisione, emerge chiaramente un’inversione di rotta e un rapido ritorno sui massimi relativi. Maggio può quindi essere archiviato come una pausa del trend positivo di più ampio respiro sostenuto dall’economia americana in crescita sostenuta, con tassi bassi, piena occupazione e ancora senza l’ombra dell’inflazione. Il Vecchio continente è inevitabilmente trascinato. La crescita, anche se debole e incostante, è presente, e l’ancora più debole inflazione giustifica il mantenimento di politiche monetarie espansive nel medio termine. A completare il quadro troviamo equilibri politici piuttosto forti e l’avanzata dei nazionalismi potrebbe corroborare l’espansione delle economie locali. Con i tassi ancora bassi, se non a zero, e la quasi totale assenza di opportunità di gain sui bond dei Paesi sviluppati, l’azionario ha ancora discreti margini di crescita, soprattutto se focalizzato su settori ad elevato contenuto innovativo.
Monica F. Zerbinati
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