Il primo trimestre si è concluso in progressivo miglioramento. Se sul fronte obbligazionario il quadro è in chiaroscuro, nell’equity gli indici rappresentativi dei comparti azionari sono quasi tutti all’insù
Il 2021, iniziato con qualche incertezza, conclude il primo trimestre in progressivo miglioramento. Gli indici rappresentativi dei comparti azionari sono quasi esclusivamente in rialzo, mentre sul piano obbligazionario il quadro è in chiaroscuro.
L’analisi per macroaree geografiche evidenzia importanti disomogeneità interne, pertanto risulta incapace di spiegare le dinamiche in atto. La classifica dei listini in valuta vede primeggiare Stoccolma a 17%. Seguono Amsterdam, Taiwan e Singapore a +12% circa. Bene anche l’Italia, dove Milano avanza di 11 punti percentuali. Negli Usa l’indice migliore è il DJ Industrial, mentre il Nasdaq, protagonista lo scorso anno, non si allontana molto dalla parità. L’Asia, che occupa posizione diffuse lungo l’intero ranking, vede invece nello Shanghai Composite uno dei risultati peggiori. Deboli anche Turchia (-6%) e Brasile (-2%).
Interessanti le vicende sul mercato valutario dove l’euro cede terreno nei confronti delle altre valute principali (-4,9% contro sterlina, -4,2% contro dollaro…) ad eccezione dello yen, verso il quale si rafforza del 2,8%.
Gli indici rappresentativi del risparmio gestito disegnano un quadro coerente.
Tra i comparti con specializzazioni geografiche spiaccano quelli su Taiwan (+17%) ma anche gli Usa avanzano speditamente, soprattutto se value. È però visibile una certa disomogeneità che rende poco significativa l’analisi per macro-aree. Ciò è particolarmente evidente nel caso dell’Asia: mentre le piazze minori producono ottimi ritorni, la Cina rallenta il passo e chiude il trimestre attorno alla parità. In Europa si distingue la Norvegia, con fondi che avanzano mediamente del 16%. Bene anche l’Austria, soprattutto per la persistenza dei risultati. Brasile e Turchia chiudono invece la classifica, e rappresentano le uniche asset class in negativo. È interessante osservare, almeno per quanto riguarda i mercati sviluppati, come il focus sulle large cap e società value generi maggior alpha.
Sul piano settoriale, energia tradizionale, finanza, risorse naturali e industria conquistano i vertici dei ranking trimestrali, con un notevole rimbalzo rispetto all’anno precedente. Stabilmente positive invece le performance di IT, telecomunicazioni e socialmente responsabili, anche con orizzonti di maggior respiro. In flessione invece i metalli preziosi.
Tra i comparti obbligazionari i convertibili Asia Pacifico regalano le migliori soddisfazioni, con ritorni superiori al 9%, ma sono accompagnate anche dai maggiori draw down. A correre sono principalmente i bond Usa, high yield e con bassa duration, e questa è in parte anche inevitabile conseguenza delle dinamiche in atto sul mercato valutario. Sul trimestre non mancano i ritracciamenti: tra le peggiori asset class sono da menzionare i governativi europei con duration superiore ai dieci anni.
In questo primo quarto di anno i mercati si confermano tonici, soprattutto con riferimento all’azionario, i cui allunghi dovrebbero essere più che sufficienti a coprire la probabile contrazione delle componenti più conservative di portafoglio. Se il trend complessivo si conferma quindi in rialzo, si è verificata un’importante inversione di tendenze sul piano settoriale e geografico. Anche l’andamento dell’euro-dollaro è un elemento chiave da seguire con attenzione nella gestione di portafoglio.
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