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Investire nelle società green in previsione dei futuri cambiamenti climatici
FIDArating:
Azionari Tematici – Ecologia e Ambiente
L’Earth Day, la giornata mondiale della terra, è un evento dedicato a celebrare il nostro pianeta e a sensibilizzare sulla salvaguardia dell’ambiente. Anche nel settore finanziario la questione ambientale e il cambiamento climatico stanno richiamando l’attenzione d’investitori ed emittenti. Negli ultimi anni il crescente interesse degli investitori a tematiche “green” ha permesso un veloce sviluppo dell’offerta di soluzioni d’investimento della cosiddetta “finanza responsabile”. Ad oggi, anche se non esiste ancora una normativa chiara e univoca che delinei i parametri per una corretta strategia d’investimento in questo settore, esistono molteplici linee guida e scuole di pensiero tutte basate su tre aspetti principali, sintetizzati dalla ormai famosissima sigla ESG: Environmental (ambiente), Social (sociale) e Governance. Questi principi indirizzano l’allocazione del capitale verso società attente non solo ai cambiamenti climatici e all’inquinamento ma anche all’area dei diritti umani e delle politiche di composizione e retribuzione dei vertici aziendali. Investire parte del proprio capitale in strumenti green oltre ad essere un valido mezzo per dare una mano all’ambiente può essere anche considerato come un’importante forma di diversificazione strategica del portafoglio. Nel 2015 una ricerca dell’Economist stimava che più di 4.200 miliardi di dollari fossero a rischio da cambiamento climatico in quanto investiti in società che, non curanti delle problematiche ambientali, potrebbero perdere notevolmente valore nel tempo. Questo “rischio di transizione” fa emergere la finanza responsabile come un settore ancora sottovalutato e quindi come una grande opportunità d’investimento, probabilmente redditizia soprattutto in un’ottica di lungo periodo.
All’interno della categoria FIDA Azionari Tematici- Ecologia e Ambiente, principalmente incentrata sulla lettera “E” della sigla ESG, emerge per le sue performance e caratteristiche il fondo Schroders Global Climate Change Equity (vai alla scheda del fondo su FondiDOC).
Politica d’investimento
Il prodotto si aggiudica 4 corone FIDA, è un fondo azionario che investe senza particolari restrizioni geografiche o settoriali in aziende che potrebbero beneficiare degli sforzi volti a contenere o limitare l’effetto dei cambiamenti climatici. La politica d’investimento mira infatti ad acquistare, per almeno i 2/3 del patrimonio, azioni di società impegnate nella tutela dell’ambiente con un’ottica di medio lungo periodo. La strategia utilizzata per la scelta dei titoli individua le aziende, oggi sottovalutate, basandosi oltre che su dati contabili anche sulle aspettative di evoluzione dell’approccio regolamentare e sociale alla problematica del cambiamento climatico. Con il passare del tempo le imprese oggi già all’avanguardia sulla risoluzione delle problematiche ambientali saranno le prime, al verificarsi dei cambiamenti attesi, a beneficiare di un incremento di valore delle quotazioni.
Il fondo, a gestione attiva, che non si prefigge di battere un indice benchmark di riferimento, oltre alle azioni può utilizzare anche strumenti derivati sia a fini di copertura che d’investimento.
Analisi storica
Grazie all’abbondante storico del fondo, lanciato nel giugno 2007, è possibile analizzare il comportamento del settore in periodi di forte crisi economica come quelli del biennio 2007/2008 durante il quale si sono registrati draw down molto elevati pari a quasi il 50%. Successivamente al periodo di crisi finanziaria, le quotazioni del fondo hanno ripreso a salire con ritmi però inferiori a quelli del mercato in generale, coerentemente con l’andamento della categoria di fondi legati al settore ambientale, anche se rispetto a esso già allora presentava una crescita superiore. Dal 2013 i tassi di crescita sono incrementati, e da allora il fondo ha mostrato un importante sovra-performance rispetto al mercato azionario globale, realizzando in 6 anni un rendimento superiore al 100%, contro una performance del mercato pari a circa il 60%.
La volatilità relativamente elevata, che non è mai scesa sotto il 10% su tutti gli orizzonti temporali considerati e che risulta essere mediamente superiore al mercato in generale, è indice di un rischio elevato giustificato dal fatto che si tratta di un mercato non ancora maturo.
Analisi competitiva
Nel confronto con gli altri strumenti del risparmio gestito della categoria, lo Schroders Global Climate Change Equity si distingue sia per i livelli di rendimento che per il rischio, posizionandosi quasi sempre nei primi due quintili. Considerando l’alta variabilità nei rendimenti, che sui 10 anni vanno da un minimo del 70% a un massimo del 210% circa, il costante posizionamento nei primi quintili su tutti gli orizzonti temporali risulta degno di nota. La presumibile bassa standardizzazione delle politiche d’investimento in questa tipologia di strumenti, rende infatti la gestione attiva particolarmente incisiva sui risultati.
Gli indici di risk-adjusted performance, Sharpe e Sortino, confermano l’ottimo rapporto rischio-rendimento. Buono anche il livello dei costi, con le commissioni di gestione contenute soprattutto rispetto agli altri fondi che sovra-performano la media di categoria. .
Sintesi
Il fondo sulla scala di rischio dell’indicatore SRRI si colloca in una posizione di 5 su 7, ad un livello quindi non trascurabile. Tale valore è giustificato dall’esposizione prettamente azionaria, nonché dall’investimento quasi esclusivo in titoli riferiti a un singolo settore, peraltro particolarmente volatile in un’ottica di breve periodo. Il carattere innovativo lo rende adatto a un orizzonte temporale di medio lungo periodo, coerentemente al carattere strategico del comparto.
In quest’ottica, l’inserimento all’interno di un portafoglio diversificato, oltre ad apportare un ulteriore fattore di diversificazione, è per alcuni un’interessante opportunità per coprire il cosiddetto “stranded asset risk”, il rischio di perdita per motivi strutturali legati all’evoluzione dell’economia, in questo caso determinato dalla progressiva inutilizzabilità del greggio in un’economia low carbon.
Costi e struttura del comparto
Il comparto presenta 4 classi principali, 2 destinate agli investitori retail e 2 destinate a investitori istituzionali.
Negli strumenti destinati al retail vi sono la classe A, che presenta costi di gestione dell’1% e una commissione d’entrata massima del 5%, e la B, che ha gli stessi costi di gestione ma non prevede il pagamento della commissione in entrata; entrambe hanno un investimento minimo iniziale di 1000 euro.
Nella seconda categoria invece vi sono la classe C, destinata agli investitori istituzionali e ai distributori che non possono accettare commissioni d’intermediazione, con investimento minimo di 1000 euro, commissioni d’entrata fino a un massimo dell’1% e commissioni di gestione dello 0.75%, e la I, con investimento minimo di 20 mln di euro e commissioni di gestione fino a un massimo dell’1%.
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