In momenti di tensione dei mercati finanziari l’investitore che non vuole esporsi ad eccessive o finanche insostenibili oscillazioni di valore del proprio portafoglio generalmente opta per una componente maggiore di titoli appartenenti a settori detti “difensivi”, ovvero di quelli a domanda rigida o comunque caratterizzati da una certa stabilità degli utili rispetto al ciclo economico, che pertanto risentono meno nelle fasi avverse di rallentamento o di recessione. Tra i più tipici, il settore farmaceutico, quello delle telecomunicazioni, il settore dei beni di prima necessità e il comparto energetico vengono generalmente riconosciuti come difensivi; ad oggi il confine tra attività cicliche e non cicliche è sempre più labile ed è fortemente influenzato dalle cause generatrici degli shock economici.
La crisi generata dalla pandemia in corso, come spesso accade, più che una fase negativa del ciclo è una sorta di cigno nero causato da una shock esterno ed inaspettato, ma il comportamento dei settori anche in questo caso non è omogeneo.
Per comprendere meglio quali siano i settori più resilienti è particolarmente efficace il confronto tra gli indici settoriali (FIDA FFI), concentrandosi su rendimento e rischio, quest’ultimo ben sintetizzato da volatilità e draw down massimo.
Da inizio 2020 ad oggi, il mercato globale, rappresentato dall’indice “FIDA FFI Azionari Globali (Mercati Emergenti e Sviluppati) Mid & Large cap” mostra un flessione dell’11% con una volatilità del 13% ed un draw down arrivato nel momento peggiore fino al 30%.
Il settore che sta rispettando maggiormente il proprio carattere difensivo, presentando una flessione ed una volatilità particolarmente contenute, è certamente quello delle telecomunicazioni, con un rendimento del -1,90% ed un draw down del 20,41%. A seguire, con rendimenti che si aggirano tra il -3,43% ed il -7% abbiamo, in ordine decrescente, il settore delle biotecnologie, generalmente dal carattere aggressivo, il farmaceutico e sanitario, dei metalli preziosi e minerali, dell’ICT, e dei beni di consumo primari.
I settori energia e finanza, all’estremo opposto, si caratterizzano per la massima sensibilità alla crisi con rintracciamenti particolarmente elevati, a livelli quasi doppi rispetto al mercato; in particolare il settore dell’energia ha sofferto la brusca discesa del prezzo del petrolio, che in questo periodo sta registrando i suoi minimi storici a causa della difficoltà di stoccaggio delle scorte in eccesso, ed un draw down massimo superiore al 53%.
L’analisi settoriale mostra quindi come molti dei settori considerati difensivi abbiano confermato la loro natura sebbene in alcuni casi sia accaduto esattamente l’opposto. Ogni crisi purtroppo ha le sue peculiarità che non sono quasi mai prevedibili e come sempre è la diversificazione la strada maestra per ridurre il rischio.