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Come sfruttare lo sviluppo della domanda interna della Cina, grazie alle politiche monetarie espansive.
Politica d’investimento
Il fondo (vai alla scheda del fondo su FondiDOC) posto all’interno della categoria FIDA Azionari Asia Pacifico (Mercati Emergenti e Sviluppati) e collocato all’inizio del 2010, ha come obiettivo la crescita del capitale a lungo termine, investendo principalmente in titoli di società asiatiche. Tali società, per essere considerate idonee, devono avere sede legale nel territorio asiatico oppure, se ubicate oltre confine, devono dimostrare che buona parte della loro attività economica deriva dalla vendita di prodotti e servizi nei Paesi asiatici. Quindi, come era lecito aspettarsi, il fondo concentra i propri investimenti tra Giappone e Asia. Dall’ultima analisi, che si riferisce al 30 giugno 2017, si osserva un portafoglio concentrato principalmente nei settori tecnologia (43%), beni di consumo ciclici (25%) e finanza (15%), mentre da punto di vista geografico il Giappone è il paese più rilevante ed in generale i paesi sviluppati occupano più della metà degli investimenti.
L’opinione del gestore
Il fondo è nato basandosi sull’idea che l’area asiatica si svilupperà come l’Europa, un’area integrata in cui i singoli Paesi hanno il loro ruolo ma che deve essere considerata in maniera unitaria a livello borsistico. Le prospettive rimangono molto promettenti con ottime aspettative di crescita nel medio e lungo periodo, come sostiene l’amministratore delegato e CEO di Belgrave Capital (gruppo Banca del Ceresio) Mattia Nocera. In Cina la classe media è infatti già più grande di quelle di Europa e America messe insieme, come dimostra, ad esempio, la dimensione del mercato automobilistico, con una tendenza di ulteriore espansione. Dopo qualche periodo di turbolenza la Cina è adesso in grande trasformazione; se prima erano soprattutto le infrastrutture immobiliari e industriali e trascinare l’economia, adesso i consumi occupano spazi sempre più ampi. Lo sviluppo del terziario sta generando effetti sull’impiego molto più intensi che nel passato, in conformità con gli obiettivi delle autorità. Cresce parallelamente anche il valore aggiunto della produzione industriale e le capacità di investimento in R&D sono estremamente elevate se confrontate ad Europa ed America. In questo scenario i mercati asiatici hanno corso meno rispetto ad altri indici azionari, e offrono quindi ottime opportunità di investimento di lungo periodo. Per sfruttarle, il fondo si basa su una politica bottom up, scegliendo pertanto i titoli ritenuti più attraenti senza preventive asset allocation di tipo geografico. Oggi tale metodologia di selezione determina un peso del 45% di Cina-HK-Taiwan e 35% di Giappone.
Analisi storica
Durante i primi anni di vita, il fondo ha mostrato un andamento conforme ai mercati globali, caratterizzati da un trend crescente di lungo periodo fino al 2015. Nella seconda metà dello stesso anno, a seguito della pubblicazione delle stime riguardanti la decelerazione della crescita economica prevista per il 2016, si innesca una fase di correzione a livello mondiale. Anche in questo caso, non si riscontrano divergenze con la tendenza globale in atto, infatti il fondo manifesta a pieno il rischio insito nella sua natura facendo registrare un draw down pari al 29%. La ripresa dell’economia, trainata dal proseguimento della politica monetaria espansiva, fa emergere le elevate potenzialità del mercato e dello strumento, che dai minimi dello scorso anno ha quasi raddoppiato il suo valore. Prendendo in esame un orizzonte temporale di media durata, infatti, alla non trascurabile volatilità del 15% si contrappone un ottimo rendimento intorno al 55%. Merita una particolare attenzione la performance dell’anno corrente, che triplicando quella già buona dell’anno precedente sfiora già il 30%.
Analisi competitiva
Oltre allo scenario favorevole che ha oggettivamente favorito i risultati, almeno dall’inizio dell’anno è evidente una sovraperformance che lo strumento è riuscito ad ottenere, sia rispetto all’indice FIDA di categoria, che rispetto agli indici di mercato cui la politica di investimento fa riferimento. Il fondo offre un ottimo profilo di rendimento che gli permette di posizionarsi tra i primissimi quintili su tutte le scadenze. Il confronto con i competitor evidenzia le particolari capacità di generare rendimento, con valori di draw down e volatilità che si mantengono comunque su livelli intermedi.
Giudizio
Lo strumento è adatto ad investitori che vogliono esporsi al mercato asiatico e ricercano una crescita del capitale a lungo termine, come l’indicatore ufficiale del rischio (SRRI), pari a 5 su un massimo di 7, conferma. I Paesi asiatici possono esporre a livelli di rischio talvolta anche molto elevati ma offrono certamente prospettive di crescita molto interessanti. Tali caratteristiche, rendono lo strumento ideale per essere inserito in portafogli diversificati.
Costi e struttura del comparto
L’articolazione del comparto si divide in due classi per poter soddisfare le esigenze sia degli investitori retail che di quelli istituzionali. La categoria “B”, rivolta ai retail con una quota minima di investimento pari a € 5000, è proposta sia in euro che in dollari. La classe in valuta europea è coperta dal rischio di cambio in maniera sistematica mentre nell’altra le strategie sul mercato dei cambi sono di tipo opportunistico. La classe “BI” prevede invece un minimo di investimento decisamente elevato, pari a 1 milione di euro, definendo così un target circoscritto. A fronte di tale vincolo, le commissioni a carico dell’investitore si limitano solamente a quelle di gestione.
Vitruvius Asian Equity B $- 12/12/2017
ultima modifica: 2017-12-12T12:20:44+01:00
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