Come si sono mossi i portafogli nel corso del mese di settembre e nel 3° trimestre del 2023? I dati mostrano che difficilmente, un portafoglio difensivo (anche se ben diversificato) difficilmente può aver ottenuto ritorni accattivanti. Cosa fare?
Sta per finire settembre 2023: un momento significativo per iniziare a imbastire un primo, parziale, bilancio non solo del mese, ma anche del terzo trimestre e dei primi nove mesi dell’anno.
Andamento dei mercati nel mese di settembre 2023
Il mese, per il momento, si sta rivelando non particolarmente piacevole, ma comunque in miglioramento rispetto ad agosto; sono solo poco più del 10% i principali listini azionari in attivo: la Turchia si conferma tonica e sta allungando di circa il 4%, il Topix del 3,5% circa, Norvegia e Gran Bretagna seguono a circa +2,5%.
La classifica prosegue con qualche indice nell’intorno della parità e, a seguire, un lungo elenco di variazioni in rosso: fanalino di coda è Atene, che sta cedendo oltre otto punti percentuali.
Nel complesso l’Asia sta reggendo discretamente, mentre Europa e Usa stanno affrontando le maggiori difficoltà.
L’euro è complessivamente in contrazione, ma riesce comunque ad allungare contro sterlina inglese e franco svizzero.
Sul piano del risparmio gestito, invece, a colpire sono i prodotti focalizzati sul Giappone, che ottengono oltre il 6% grazie alle società growth e soprattutto alla gestione attiva, capace di generare un ritorno eccedente il mercato di riferimento.
I fondi sul mercato europeo scivolano in fondo alla classifica, a maggior ragione se fortemente esposti ai paesi mediterranei.
In generale, le large cap e le società value rappresentano un fattore di successo. La quasi totalità dei prodotti a specializzazione settoriale risulta in difficoltà: unica eccezione sono le energie tradizionali, trascinate dal petrolio che avanza di oltre il 6%.
Le asset class obbligazionarie risultano nel complesso in parità e distribuite in modo omogeneo: a generare i migliori ritorni, attorno al 2,7%, sono i comparti esposti a Usa, duration brevi e emissioni high yield; in rosso fin oltre il 4% sono il debito europeo, gli asset convertibili, indicizzati e le duration più elevate.
Allargando l’orizzonte al 3° trimestre, lo scenario da descrivere è più complesso e meno lineare. Le commodity tornano a giocare un ruolo chiave rispetto al periodo precedente: nonostante il numero di materie prime in attivo sia cresciuto, un paniere diversificato di esse avrebbe ceduto circa 10 punti percentuali. Mentre cacao e zucchero avanzano rispettivamente del 50 e del 40%, il metano si contrae di quasi il 70%.
L’euro risulta in rafforzamento, con ancor più forza rispetto al secondo trimestre. Quasi l’80% dei principali indici di Borsa in valuta è in crescita e il rendimento medio è del 18%: il dato evidenzia un notevole miglioramento rispetto al periodo precedente, ma va letto alla luce di un’esplosione della dispersione dei rendimenti del tutto eccezionale.
Un dettaglio, questo, che spiega i dati contrastanti rilevati tra gli indici Fida del risparmio gestito: il +45% registrato dagli azionari Turchia si discosta notevolmente dal resto del ranking, caratterizzato invece dall’oltre +60% di categorie in rosso, ma con perdite che non sforano il 6%. Si evince anche una sovraperfomance delle economie emergenti, in particolare asiatiche. I comparti settoriali sono i più deboli e in deciso peggioramento rispetto al secondo trimestre, non tanto per il rendimento medio, che scende di circa il 3%, quanto per il peso delle categorie in rosso.
Spiccano ancora i titoli energetici (+15%), real estate, risorse naturali e finanza. I dati riassuntivi sulle categorie obbligazionarie sono in linea con il secondo trimestre, con un lievissimo miglioramento. Le emissioni Usa dominano la classifica, trascinate dai monetari in Usd. I comparti più performanti, tuttavia, sono però anche discretamente volatili e presentano perdite massime – nel periodo – non trascurabili.
Decisamente male – coerentemente con le ultime settimane – le lunghe scadenze governative del vecchio continente. Nel complesso, un portafoglio difensivo di un investitore europeo – anche se ben diversificato – nell’ultimo trimestre difficilmente può aver ottenuto ritorni accattivanti: l’esposizione al mercato Usa e al dollaro risultano infatti elementi vincenti, solitamente assenti o presenti con pesi trascurabili nei portafogli più prudenti.
Ciononostante sull’anno corrente il bilancio rimane positivo.
Monica F. Zerbinati
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