Il Gruppo Campari, fondato nel 1860, è il sesto al mondo per importanza nell’industria degli spirit di marca, con un portafoglio di oltre 50 marchi di liquori diversi. La sede principale è a Milano ma attraverso la sua rete distributiva presente in oltre 20 paesi raggiunge clienti in più di 190 paesi nel mondo, con prevalenza in Europa e America. L’espansione geografica ripaga molto anche in termini economici: il Gruppo ha presentato, negli ultimi 10 anni, fatturato ed EBITDA in continua crescita ed un utile netto a fine 2016 che si è attestato poco sopra i 160 milioni di euro. L’indice di riferimento del titolo è il FTSE-Mib.
Il titolo ha avuto, sin dalla sua quotazione nel luglio 2002, un trend positivo. L’unico rallentamento di questa crescita è stato registrato durante la crisi finanziaria del 2007, quando il titolo, in un anno e mezzo, ha perso più del 50% del suo valore con le quotazioni che da poco sopra 2 euro sono scese fin sotto l’euro. Lasciata alle spalle la crisi l’azione ha ripreso il suo trend positivo di lungo periodo, con un’accelerazione delle quotazioni che, ad inizio novembre, ha portato il titolo su nuovi massimi molto vicini ai 7 euro.
Attualmente il titolo si trova dunque in un trend positivo sia di breve sia di medio/lungo periodo, nonostante una fase laterale durante l’estate che ha comportato un leggero rallentamento. È possibile tracciare una trend line ben definita che a partire da inizio 2015 ha guidato la crescita e che oggi transita in area 5,50-6 euro, livello dove insiste anche il supporto statico che ha sostenuto le quotazioni nei mesi estivi.
In questo scenario la prosecuzione della tendenza in atto avrebbe come primo ostacolo la resistenza dei 7 euro e, dopo un’eventuale violazione, il primo target sarebbe posto a 7,30 euro. La correzione di breve in atto da poco più di una settimana potrebbe generare opportunità di acquisto sulla tenuta della citata trend line in area 5,50 euro. Solo una sua rottura comprometterebbe infatti lo scenario descritto con spazi fino a 5 euro.