Concluse le analisi sui dati di fine gennaio 2023.
Sui mercati finanziari regna l’euforia: il nuovo anno si apre infatti con corposi rialzi che coinvolgono quasi tutte le asset class.
Circa il 95% degli indici rappresentativi dei comparti azionari a specificazione geografica varia in positivo, mediamente del 5,70%. Il record, con un allungo di oltre il 12%, è detenuto dalle Large e Mid cap italiane, con un lievissimo gain rispetto al FTSE Mib. Bene anche Germania ed alcuni mercati del sud-est asiatico. Il momento è propizio più per i mercati sviluppati, rispetto agli emergenti; in Europa performano meglio le società value, mentre negli Usa le growth.
L’overview sui comparti azionari settoriali mette in luce una rara congiuntura: nelle prime posizioni troviamo contestualmente l’indotto delle materie prime ad uso industriale (in generale sostenuto da un aumento della produzione di beni tangibili), i metalli preziosi (noti bene rifugio) e settori ad elevato contenuto innovativo (tendenzialmente focalizzati sul terziario).
Sul piano obbligazionario, il riflesso del mercato valutario riveste un ruolo secondario. A correre sono i fondi sui bond inglesi, del 4,77% in media nel mese: nello stesso periodo la sterlina si apprezza solo di 32 basis points. In generale sono gli high yield ed i convertibili – trascinati dall’equity – a generare i risultati migliori. Anche le duration più elevate ottengono buoni ritorni.
La distribuzione degli indici rappresentativi degli Etf mette in luce ulteriori elementi: il ritracciamento del gas naturale – che in gennaio cede fino al 40% – è colto dai prodotti leva 3 short sulle commodities (+42%). Molto bene anche gli strumenti azionari in generale, che proprio grazie alla leva balzano del 32%. In rosso, invece, troviamo gli azionari con esposizioni corte, i prodotti sulla volatilità e le commodities (in particolare palladio e platino).