Concluse le analisi sui dati di fine novembre 2024.
Il mese appena trascorso ha visto un forte dinamismo nei mercati finanziari, con andamenti divergenti tra le principali regioni. Negli Stati Uniti, il Nasdaq ha beneficiato della solidità del settore tecnologico e della riduzione delle preoccupazioni inflazionistiche, che hanno alimentato le aspettative di una politica monetaria meno restrittiva. Al contrario, in Europa la crescita è stata più moderata, con l’industria tedesca in difficoltà e prospettive economiche più deboli. Tuttavia, il settore finanziario ha mostrato una certa resilienza, sostenuto dai tassi di interesse elevati. Nei mercati emergenti, la Turchia ha beneficiato di politiche economiche espansive, mentre il Brasile ha sofferto a causa dell’incertezza politica. In Asia, il Giappone ha registrato performance positive, mentre la Cina ha vissuto un rallentamento.
L’analisi dei settori evidenzia il predominio di quelli innovativi, come fintech, intelligenza artificiale e IT, che si confermano tra i principali driver di crescita, grazie alla crescente domanda di soluzioni tecnologiche avanzate. Anche i comparti legati alla sostenibilità hanno mostrato una buona tenuta, con performance solide, soprattutto nei mercati sviluppati. Al contrario, i settori delle materie prime e dell’energia hanno registrato una maggiore volatilità, influenzata da dinamiche macroeconomiche e geopolitiche. Il comparto sanitario e biotecnologico ha visto una crescita più moderata, mantenendo comunque una posizione stabile nel panorama globale. Infine, il settore immobiliare, pur mostrando segnali di ripresa, continua a risentire dell’impatto delle politiche monetarie restrittive.
Per quanto riguarda i mercati emergenti, in particolare le obbligazioni in valute locali, si è osservata una certa stabilità nonostante le difficoltà macroeconomiche, con un forte interesse per i rendimenti più elevati, soprattutto nelle obbligazioni ad alto rischio. In Europa, la politica monetaria restrittiva e una crescita economica moderata hanno spinto gli investitori verso obbligazioni sovrane a lunga durata e corporate, mentre quelle a breve termine sono rimaste più contenute, a causa dell’incertezza sui tassi d’interesse. Il dollaro ha continuato a svolgere il ruolo di valuta rifugio, sostenendo le obbligazioni statunitensi, in particolare quelle high yield. Le obbligazioni giapponesi, invece, hanno faticato a performare bene, a causa della politica di tassi bassi. Complessivamente, gli investitori sembrano preferire obbligazioni a lunga durata, beneficiando della stabilizzazione dei tassi, mentre quelle a duration più breve risultano meno attraenti.