Concluse le analisi sul primo trimestre del 2021.
I mercati azionari si confermano complessivamente positivi, mentre gli asset obbligazionari mostrano qualche difficoltà.
Gli indici azionari a specializzazione geografica sono quasi tutti positivi. In testa troviamo Taiwan, a +17,5%, seguita dagli Usa, relativamente ai quali si registra una lieve sovraperformance delle mid e small cap e delle società value. Bene anche Singapore, Thailandia e Corea, che complessivamente trainano il sud-est asiatico con risultati medi apprezzabili.
Per quanto riguarda il continente europeo, Norvegia, Austria, Regno Unito ed Italia raggiungono performance a doppia cifra. Anche qui sono le società value a dominare i mercati.
Circa le specificazioni settoriali, la quasi totalità degli indici è in vertiginoso allungo. Rimangono esclusi dal rally i metalli preziosi. Le categorie coperte in euro risultano penalizzate dall’indebolimento della moneta unica e finiscono in fondo alla classifica. Ai primi posti troviamo invece le energie tradizionali, in evidente rimbalzo dopo un 2020 all’insegna della flessione, la finanza, le risorse naturali ed i beni e servizi industriali. Anche l’immobiliare sembra ritrovare una certa tonicità dopo un lungo periodo di stagnazione.
Più interessante è il quadro in chiaroscuro sugli obbligazionari. Il ranking appare equamente ripartito tra variazioni positive e negative, con una distribuzione molto lineare ed equilibrata, che spazia dal +9% dei convertibili Asia Pacifico al -4,5% dei mercati emergenti coperti in euro. High yield e short term rappresentano fattori di successo. Nel complesso, la svalutazione dell’euro contribuisce in misura rilevante a disegnare le classifiche.